mercoledì 30 novembre 2011

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È sabato e Artemis è in camera sua e si sta preparando...per uscire con gli amici, penserete voi, ma la realtà è diversa.

La ragazza sta indossando il pigiama, questa sera non aspetterà nessun amico che venga a prenderla per andare alla festa a cui desiderava tanto partecipare e a causa della quale si è messa nuovamente nei guai.
L’unica persona che sta aspettando è Noah, che presto entrerà da quella porta armato di battipanni...come minimo.
Al solo pensiero una lacrima le riga una guancia e non può fare a meno di sentire uno sciame di farfalle nello stomaco.
Questa volta non la passerà liscia, nell’ultimo periodo era riuscita spesso a schivare le punizioni con promesse e sentite scuse, ma questa volta anche lei sente di averla combinata troppo grossa per puntare sul cuore tenero di Noah.
Come mai si trova in questa situazione?
Per capirlo bisogna fare un passo indietro di quasi due settimane.


Lunedì mattina della settimana precedente.


L’ora di matematica era veramente noiosa e la ragazza non era per niente interessata alle funzioni logaritmiche, aveva pensieri molto più importanti per la testa.
La sua migliore amica, Susan, le aveva appena detto che neanche due settimane più tardi (per l’esattezza la sera del sabato di cui abbiamo parlato prima) ci sarebbe stata una festa a casa di un paio di ragazzi molto popolari nella scuola.
Artemis aveva subito cominciato a lavorare di fantasia: chissà quanti ragazzi ci sarebbero stati, quanto si sarebbe divertita, cosa avrebbe indossato, ecc...ecc...
La voce del professore diventò sempre più inconsistente, quasi fosse solo un ronzio di sottofondo al fantasticare della ragazza, che però venne riportata alla realtà quando la porta della classe si aprì dopo che qualcuno ebbe bussato.
Fu il preside in persona ad entrare, teneva in mano dei fogli e tutti capirono all’istante di cosa si trattava.
Era venuto il momento che molti temevano e che anche Artemis temeva, durante quel primo quadrimestre la sua continuità nello studio era stata pressoché nulla, quindi dopo una vasta collezione di insufficienze, che ovviamente erano state taciute a Noah, ora l’aspettava un pagella tutt’altro che positiva.
E così fu.

“Dovrete riportarle firmate dai vostri genitori entrò lunedì prossimo” aveva detto il preside.


Ora l’umore le strisciava sotto la suola delle scarpe, con una pagella del genere Noah non le avrebbe mai e poi mai permesso di andare alla festa, per non parlare della punizione tremenda che le sarebbe toccata: le avrebbe fatto pagare ogni insufficienza a suon di sculacciate.


“Sue, ora che faccio? Sono nei casini fino al collo” si lamentò con l’amica mentre uscivano da scuola dopo le lezioni.
“In effetti la tua pagella non è molto positiva”.
“Non è molto positiva?? Noah come minimo mi ammazza per una cosa del genere! E di sicuro è esclusa ogni possibilità che io possa ottenere il permesso per venire alla festa”.
“No, caspita! Questa non ci voleva proprio”.
“Già, ma sarà sicuramente irremovibile con questi risultati scadenti”.
“E tu non dirglielo” fu la proposta che fece scattare il pericolo so piano di Artemis.
“E come faccio a non dirglielo? Il preside ha detto che le pagelle vanno riconsegnate entro lunedì e per di più firmate”.
“Firma tu al posto suo”.
“COSA???”
“Sì, vedrai non se ne accorgerà nessuno, io lo faccio sempre con le firme dei miei sul libretto delle giustificazioni e nessuno ha mai sospettato”.
“No no no. Non se ne parla proprio, se Noah lo dovesse scoprire finirei ancora di più nei guai e direi che già la situazione è abbastanza critica alla base per poterla peggiorare ancora”.
“Ma non lo scoprirà se non gli dici niente”.
“Beh, dovrò fargli vedere una pagella prima o poi, non è scemo si accorgerà di certo se non la porto a casa”.

Susan ci pensò per un po’ e poi ebbe un’idea geniale.

“Ne facciamo una falsa”.
“E come si fa?”
“Fidati di me e non resterai delusa, ci serve solo una fotocopiatrice”.

Fu così che, con l’aiuto dello scanner di Artemis, in poco tempo fu pronta una nuova pagella, questa volta con dei risultati ottimi.
Noah alla vista di quei voti non le avrebbe mai negato il permesso per andare alla festa.
Ci volle qualche giorno prima che Artemis si convincesse di poter tentare un colpo simile, ma alla fine cedette alla tentazione e presentò a Noah la falsa pagella.


“Molto bene Artie” disse soddisfatto osservando il foglio “Sei stata proprio brava, mi raccomando continua così anche nel secondo quadrimestre. Nel frattempo stasera per festeggiare usciamo a cena.”


Fu proprio in occasione di quella cena che Artemis chiese a Noah il permesso per andare alla festa, permesso che le venne accordato facilmente visti i bei voti.
Ormai non si poteva più tornare indietro, quindi rimaneva una sola cosa da fare: falsificare la firma e consegnare la pagella.
Artemis passò un intero pomeriggio a provare ad imitare la firma di Noah su dei fogli e ci mise delle ore prima di ottenere un risultato più o meno accettabile.
Quando alla fine fu sicura impugnò la biro e tracciò una firma palesemente falsa, ma Susan le aveva detto che nessuno si era mai accorta delle sue falsificazioni e quindi si tranquillizzò.
Mise quei fogli incriminanti con le false firme di Noah insieme con le varie copie della pagella originale, che aveva dovuto stampare per poter rendere credibile la falsificazione e li infilò in mezzo ai suoi libri di scuola.
Di certo nessuno che non fosse lei avrebbe cercato niente lì in mezzo.
Filò tutto liscio per diversi giorni, abbastanza da far tranquillizzare del tutto Artemis che non pensava ad altro che alla festa ora che il pericolo era scampato.


Il guaio accadde sabato mattina, il giorno della festa.
Artemis era a scuola e Noah, che il sabato non lavorava, si stava dedicando un po’ alla casa.
Entrò in camera della ragazza e cominciò a spolverarle la scrivania, il pc, le mensole e in fine giunse al suo scaffale con i libri di scuola.
Dire che era un disastro era poco, ma del resto tutta la camera lo era: vestiti sul letto, sulla sedia, qualcuno anche sul pavimento, letto disfatto con annesso pigiama stropicciato sopra il cuscino e almeno quattro paia di scarpe sparse sul cammino di chiunque avesse messo piede lì dentro.
Noah si chiese come faceva Artemis a trovare quello che le serviva in mezzo a quel casino.
Mentre si poneva domande probabilmente senza nessuna risposta logica, inciampò in un paio di scarpe da tennis, andò a sbattere contro lo scaffale e si ritrovò steso a terra in mezzo a qualche libro e a un sacco di fogli sparsi.


“Accidenti a quella ragazzina e al suo disordine!” disse rialzandosi a fatica dopo la caduta. “Mi sta molto bene che abbia preso dei voti eccellenti in pagella, ma di sicuro entro lunedì deve sistemare questo disastro di camera”.


Cominciò a raccogliere il libri e a mettere insieme i fogli caduti, una miriade di appunti di Artemis e altri probabilmente non suoi, in quanto fotocopiati e con una scrittura differente, altri fogli con disegnini vari e dediche di qualche compagna e alcuni fogli strani, molto simili a una pagella però i voti erano stati cancellati, in altri fogli riscritti e a Noah sorse un terribile dubbio.
Dubbio che fu definitivamente confermato quando in mezzo a quel disordine trovò anche un ultimo foglio, che era stato riempito con dei tentativi poco riusciti di copiare la sua firma.
Non poteva credere a quello che stava osservando.
No, la sua piccola Artie non avrebbe potuto deluderlo così tanto.
Decise di sperarci fino in fondo, andò al telefono, sollevò la cornetta e compose un numero.


Erano le due del pomeriggio quando Artemis uscì da scuola e trovò l’auto di Noah ad attenderla come accadeva spesso di sabato e nei giorni in cui non lavorava.
Lo salutò con trasporto, ignorando di essere stata scoperta e lui decise che non le avrebbe detto niente per il momento, voleva poterne parlare con calma e non aveva intenzione di litigare rischiando di distrarsi dalla guida e provocare un incidente.
Non aveva però intenzione di rimandare per molto l’argomento, sicuramente entro la fine di quel pomeriggio lui avrebbe ottenuto una spiegazione, e Artemis sarebbe stata punita per il suo colpo di genio.
La resa dei conti cominciò solo un paio d’ore più tardi, sbrigate tutte le faccende principali.
Artemis si trovava in camera sua, al telefono con l’amica e parlava della festa che le avrebbe attese quella sera, ignara del fatto che la festa che le sarebbe toccata sarebbe stata molto più amara del previsto.
Noah varcò la soglia e le fece cenno di riattaccare, causa una questione urgente; era molto serio ma riusciva a contenere la rabbia abbastanza bene e inoltre era anche riuscito a metabolizzare in parte il comportamento della ragazza per via del tempo passato tra la scoperta e quel momento.


“Che succede?” chiese innocentemente la ragazza dopo aver interrotto la chiamata.


Noah sospirò profondamente prima di rispondere.


“Succede che gradirei delle spiegazioni”.
“Spiegazioni? Riguardo a cosa?”
“Riguardo ad alcuni fogli che ho trovato stamattina. Fogli al quanto sospetti che mi hanno insinuato dubbi che avrei tanto sperato fossero infondati. Invece ho dovuto ricredermi”.


Alla parola “fogli” Artemis cominciò a comprendere di essere stata scoperta, ma non volendo cedere diede sfogo alla sua terribile testardaggine.


“Quei fogli li hai trovati tra le MIE cose. Da quando frughi nelle mie cose per farti i fatti miei? E poi le tue sono accuse fondate su che cosa?? Su niente, ecco su cosa sono fondate. Quei fogli non provano proprio niente di niente!” furono le parole che lanciò gridando a Noah.


Rischiava grosso e lo sapeva bene, ma la parte più impulsiva di lei aveva avuto il sopravvento e ora non avrebbe potuto tornare indietro.
Noah dal canto suo ora era veramente incazzato: scoprire che aveva mentito e falsificato la sua firma e sentirsi dare dell’impiccione bugiardo, il tutto nello stesso giorno, era veramente troppo.
Fu più veloce della luce, in un secondo prese la ragazza per un orecchio, la fece voltare e le mollò quattro sculacciate fortissime sui jeans.


SPANK!

“Prima di tutto, io non ho frugato da nessuna parte: sono i tuoi libri a essermi caduti addosso, se tu tenessi un po’ più di ordine qui dentro non sarebbe successo.”


SPANK!


“Secondo poi, quei fogli provano eccome che mi hai mentito. Ho parlato con il preside al telefono e mi ha fatto un resoconto di una pagella totalmente diversa da quella che IO ho firmato.”


SPANK!


“ Terzo e ultimo, ma non meno importante, signorina, non permetterti mai più di usare questo tono con me.”


SPANK!


“Sono stato chiaro?”


Artemis non rispose, era troppo impegnata a darsi mentalmente della stupida per averlo provocato tanto, ora la punizione sarebbe stata sicuramente molto più severa.
Noah era furioso e non poteva certo dargli torto.


Ed eccoci nuovamente al punto di partenza di questo racconto.


L’ordine di Noah era stato quello di prepararsi a riceve la punizione più severa che Artemis potesse immaginare e lei di certo non pensò mai nemmeno per un secondo che fosse solo un modo di dire.
I passi sulle scale l’avvertono che l’inesorabile sculacciata si stava avvicinando e quando Noah apre la porta tenendo veramente tra le mani il battipanni, lei si butta ai suoi piedi implorando il suo perdono.


“Scusa Noah, mi dispiace tanto!”
“Certo che ti dispiace, ora. Però non ti è dispiaciuto quando mi hai fatto firmare una pagella falsa pensando di farmi fesso come niente, non è così?”


Nessuna risposta, solo singhiozzi sommessi da parte della ragazza.


“Io non so cosa mi abbia preso, pensavo di poter recuperare senza problemi tutte le insufficienze e quando invece è arrivata la pagella mi sono sentita una stupida e non volevo darti un dispiacere”.
“Pensi che ora non mi dispiaccia?” chiede lui sollevando il sopracciglio. “Mi dispiace ancora di più invece, perché mi hai anche mentito. Sono molto deluso dal tuo comportamento”.


Artemis continua a piangere sentendosi sempre più stupida e pentita del suo comportamento.
Noah che, per quanto può essere arrabbiato, non è un insensibile, si siede sul letto al suo fianco e le accarezza i capelli per calmarla.


“Artie, perché ti comporti sempre in questo modo? Io non vorrei punirti e ogni volta penso sempre che finalmente hai capito e che non dovrò più punirti, ma tu mi fai ricredere con qualche trovata delle tue”.
“Mi dispiace...sono una stupida...”
“Non è vero, non dirlo e non pensarlo nemmeno per scherzo. Sei molto intelligente e questa storia della pagella ne è la prova, ci stavi riuscendo davvero a fregarmi ed è stato solo un caso se ti ho scoperta. Ho solo bisogno che tu capisca che mentirmi non ti serve”.

Sguardo perplesso.


“Se tu mi avessi portato subito la pagella originale, mi sarei arrabbiato, è vero e sicuramente ti avrei punito, ma se tu mi avessi dimostrato di impegnarti, forse la festa di stasera sarebbe potuto essere un premio incentivante per il tuo impegno nello studio. Ma tu mi hai mentito per questa festa, non è vero?”


Artemis annuisce silenziosamente senza trovare il coraggio di guardarlo negli occhi.
Improvvisamente si ritrova avvolta in un abbraccio, l’ultima cosa che si sarebbe aspettata in quel momento, sicuramente l’avrebbe abbracciata dopo la punizione, ma questo ora la spiazzava tantissimo.


“Ora ti propongo un patto: ti prendi una sculacciata con la mano e con la spazzola e stasera rimani a casa. Se invece è così importante per te, dopo la punizione potrai andare alla festa. Sono cinquanta colpi di battipanni, ti sconsiglio di mettere la minigonna, potrebbe vedersi qualche segno”.
“Ma...?”
“Ora preparati”.


E’ difficile scegliere tra una punizione standard e mediamente sopportabile che implica il divieto di uscire e una punizione tremenda, che però le avrebbe concesso la libertà di divertirsi alla festa.
Nell’arco di pochissimo Artemis si ritrovò sdraiata sul letto con un cuscino sotto la pancia e il pigiama abbassato fino alle ginocchia, era un gesto che la diceva lunga sulla sua scelta.
I cinquanta colpi furono molto duri e secondo lei anche molto tristi, sentiva che qualcosa non andava, aveva paura che il suo comportamento avesse rovinato il suo rapporto con Noah e questo la faceva soffrire molto più del battipanni.


“Abbiamo finito” sentenzia Noah esauriti i cinquanta colpi promessi.


Seduto accanto a lei le accarezza nuovamente i capelli cercando di calmarla.


“Va tutto bene Artie. Va tutto bene, è tutto finito ora”.


Lei sollevandosi a fatica lo abbraccia e restano così per qualche minuto.


“Ora puoi andare alla festa se vuoi, sei stata molto coraggiosa ad accettare tutti quei colpi di battipanni”.


Poi Artemis sente delle parole che non dimenticherà mai.


“Sono molto fiero di te, piccola tigre” accompagna le parole con un buffetto affettuoso e un sorriso “Ora preparati e vai a divertirti, sono sicuro che sarai bellissima”.


Neanche un’ora più tardi Noah è sul divano, davanti alla tv, sicuramente la sua Artie è di sopra a prepararsi, si senta davvero orgoglioso di lei, nonostante ciò che ha combinato,la sua dimostrazione di coraggio, per Noah, ha cancellato la sua colpa.
Artemis scende le scale e lo raggiunge, lui è già pronto a vederla vestita benissimo e sta già per prendere le chiavi della macchina per accompagnarla, ma voltandosi la trova in pigiama.


“Ma che fai ancora in pigiama? Farai tardissimo così”.


Lei scuote la testa sorridendo e arrossendo e si siede sul divano.


“Non andrò alla festa”.
“Come mai?” chiede Noah sempre più stupito.
“Perché non me lo merito, ho fatto un casino e andare ugualmente alla festa non sarebbe giusto”.


Gli occhi di Noah si illuminano, non se lo sarebbe mai aspettato e si sente esplodere di orgoglio per la sua piccola.


“Ne sei sicura?”
“Sì, sicurissima. Stasera resto qui con te”.


L’abbraccio che ne segue non è descrivibile a parole, la sua piccola donna sa davvero meravigliarlo e le fa tantissima tenerezza.


“Allora vieni qui tigre, visto che sei così giudiziosa stasera meriti una dose di coccole extra”.


Ad Artemis non importa veramente più di quella festa, dei ragazzi che ci potrebbero essere, di come si sarebbe vestita e di quanto avrebbe ballato: niente è meglio che sentirsi stringere dalle braccia della persona a cui vuoi più bene in assoluto.
Ora si sente un po’ più grande e spera davvero di sapersi comportare bene senza dover essere più punita da Noah...ma non è che all’inizio di un lungo percorso.


J

2 commenti:

  1. ciao j! aspettavo un nuovo racconto da un annetto quasi, ma ne è valsa la pena! è molto bello e dolce, complimenti! ora però non sparire di nuovo e continua ad aggiornare questo bel blog con le avventure dei due ragazzi! :DDDDDDD

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  2. Caro anonimo...hai ragionissima! :D
    Purtroppo all'inizio sono stata molto presa dal lavoro, poi dopo averlo perso ho avuto difficoltà a ritrovare l'ispirazione, ma sembra che ora ci siamo :)
    Ho già una piccola idea per il prossimo racconto e, non posso promettere che sarà prima di natale ma farò il possibile ^^
    Sono molto contenta che i miei racconti piacciano, questo mi da davvero tanta voglia di continuare...per questo grazie mille.
    J

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