sabato 24 dicembre 2011

Xmas eve (l'apparizione di Babbo Noahtale)

Era la vigilia di Natale e Artemis stava impacchettando l'ultimo regalino-sorpresa che aveva comprato a Noah solo pochi giorni prima e che aveva tenuto ben nascosto in camera sua.
Si sentiva un po' euforica, perchè andando ancora a scuola gli unici soldi che aveva da spendere erano quelli della paghetta che Noah le dava ogni mese, quindi non aveva mai potuto fargli un regalo costoso.
Questa volta però aveva cominciato a risparmiare molto presto ed era riuscita a comprare qualcosa che avevano visto insieme in una vetrina e che lui aveva guardato con un'ammirazione che a lei non era sfuggita.
Era solo una penna, una stilo, ma Noah non era il tipo che spendeva dei soldi per una penna, pur usandole molto per lavoro si era sempre affidato alle classiche ed economiche bic.
Artemis aveva avuto un'idea che l'aveva entusiasmata molto: non solo aveva comprato quella penna per lui, ma aveva anche fatto incidere il suo nome con delle svolazzanti lettere in corsivo.
Aveva speso quasi tutti i soldi che aveva messo da parte, ma ne era davvero valsa la pena e ora osservava adorante quel pacchettino appena fatto felice di poterlo mettere sotto l'albero.
Era da poco passata la mezzanotte e lei sgattaiolò fuori dalla camera per riporre il pacchetto al suo posto, convinta che Noah fosse già andato a letto.
Avevano cenato insieme e avevano deciso di andare a letto presto per prepararsi al giorno successivo, che sarebbe stato molto lungo, quindi, secondo i suoi calcoli, Noah doveva già essere sotto le coperte e nel mondo dei sogni.
Posò il pacchetto insieme agli altri e fece per tornare in camera, quando un rumore attirò la sua attenzione.
Si bloccò dov'era e tese le orecchieper capire da dove veniva, non aveva nemmeno acceso la luce per non farsi vedere, quindi poteva affidarsi solo sull'udito.

"E' una bambina quella che vedo?"

La voce proveniva da un punto imprecisato alle sue spalle, era come quella di Noah, solo leggermente più profonda, come se stesse cercando di imitare un vocione da uomo imponente.
Senza muoversi allungò il braccio verso l'interruttore, accese la luce e si voltò di scatto.
Ci vollero alcuni secondi prima che riuscisse a far passare l'accecature dovuta alla luce improvvisa, ma quello che vide in mezzo alla stanza fu proprio un uomo vestito di rosso, con il cappello e la barba bianca (palesemente finta).
Lo osservò un po' incredula, ma poi osservandolo meglio riconobbe gli occhi azzurri di un Noah decisamente divertito dal suo sconcerto.

"Noah..?"
"No. Ti sbagli bambina, io sono Babbo Natale".
"Sì, come no" rispose lei ridendo.

Lui si sedette sul divano e le tese una mano.

"Vieni qui bambina".

Artemis si avvicinò titubante al divano.

"Va bene qui?"
"No, vieni qui, sulle mie ginocchia".

Sempre più confusa da quella paradossale situazione, si sedette sulle ginocchia di Babbo Natale-Noah e lo osservò in modo interrogativo.

"Allora bambina, come ti chiami?" cominciò lui solennemente.
"Artemis.." rispose quasi ridacchiando.
"Bel nome. E dimmi Artemis, hai fatto la brava quest'anno?"
"Ehm...si insomma...più o meno"
"Più o meno?"
"Ho fatto qualche casino dei miei, ecco"
"Uhm. Capisco. Ma lo sai che io porto i regali solo ai bambini buoni, vero?"
"Sì..."
"E se tu non hai fatto la brava non posso darti i regali quest'anno"

Artemis non capiva dove voleva andare a parare con quel discorso e con quella sceneggiata, il costume da Babbo Natale e tutto il resto.
Le veniva da ridere e avrebbe tanto voluto fargli una foto con quel costume...sicuramente sarebbe stata perfetta da guardare nei momenti di tristezza, avrebbe riso di gusto ogni volta.
Decise di seguire il gioco.

"E quindi cosa facciamo? Vuoi lasciarmi senza regali?" chiese fingendo di mettere il muso.
"Beh, se vuoi i tuoi regali li avrai, però dovrai scontare una pena"
"Una che...?"
"Le bambine cattive non ricevono i regali. Se li vogliono devono affrontare una punizione"

Sospirone da parte di lei.

"Va bene, hai vinto tu"

Noah la sollevò quasi di peso e la fece distendere sulle sue ginocchia foderate dallo spesso costume di flanella rossa.
Passarono dei secondi interminabili prima che la sua mano cominciasse a colpire il culetto di Artemis, ancora coperto dal pigiama.
Furono colpi dal ritmo lento e cadenzato, dati con una certa energia, ma non avevano nulla a che vedere con le sculacciate che riceveva durante le punizioni.
Quando i pantaloni scesero insieme agli slip rossi con gli alberelli il culetto della ragazza era solo di un rosa leggermente più scuro della pelle circostante.
La mano di Noah riprese a colpire con lo stesso ritmo di primae Artiemis sentì nuovamente la sensazione che aveva sentito al suo compleanno durante la birthday spanking, quel calore era di nuovo reale, la sua testa cominciò a farsi leggera e il suo corpo si rilassò fino a cadere in uno stato tra il sonno e la veglia, fino ad addormentarsi "coccolata" dalle sculacciate di quel Babbo Natale spanker.
Non si accorse nemmeno di quando Noah la rivestì e la mise a letto, le diede un bacio sulla fronte augurandole buon Natale.
Il giorno seguente fu proprio lui a svegliarla, comportandosi come se nulla fosse accaduto, aprì il suo regalo e ne fu quasi commosso, l'abbracciò così forte che lei dovette chiedergli di lasciarla respirare.
Poi le porse un pacchetto che lei non aveva notato in mezzo agli altri, ma come tese la mano per prenderlo, lui lo ritrasse appena al di fuori della sua portata, si mise a ridere e infine glielo consegnò.
All'interno Artemis trovò una collanina con un pendente bellissimo, verde come i suoi occhi e stupefatta dalla sorpresa guardò Noah senza riuscire a parlare.
Fu lui a farlo per lei.

"Questo è per te. Non avrei dovuto dartelo, visto che quest'anno hai fatto un po' la monella...però ho parlato con Babbo Natale e mi ha assicurato che hai ricevuto una giusta punizione".

Scoppiarono a ridere insieme e lei riuscì a trovare un fiume di parole per ringraziarlo.
Fu uno splendido Natale e Artemis non potè non pensare di nuovo alla sensazione provata durante la sculacciata di Babbo Natale.

BUON NATALE A TUTTI!

J

mercoledì 30 novembre 2011

Report

È sabato e Artemis è in camera sua e si sta preparando...per uscire con gli amici, penserete voi, ma la realtà è diversa.

La ragazza sta indossando il pigiama, questa sera non aspetterà nessun amico che venga a prenderla per andare alla festa a cui desiderava tanto partecipare e a causa della quale si è messa nuovamente nei guai.
L’unica persona che sta aspettando è Noah, che presto entrerà da quella porta armato di battipanni...come minimo.
Al solo pensiero una lacrima le riga una guancia e non può fare a meno di sentire uno sciame di farfalle nello stomaco.
Questa volta non la passerà liscia, nell’ultimo periodo era riuscita spesso a schivare le punizioni con promesse e sentite scuse, ma questa volta anche lei sente di averla combinata troppo grossa per puntare sul cuore tenero di Noah.
Come mai si trova in questa situazione?
Per capirlo bisogna fare un passo indietro di quasi due settimane.


Lunedì mattina della settimana precedente.


L’ora di matematica era veramente noiosa e la ragazza non era per niente interessata alle funzioni logaritmiche, aveva pensieri molto più importanti per la testa.
La sua migliore amica, Susan, le aveva appena detto che neanche due settimane più tardi (per l’esattezza la sera del sabato di cui abbiamo parlato prima) ci sarebbe stata una festa a casa di un paio di ragazzi molto popolari nella scuola.
Artemis aveva subito cominciato a lavorare di fantasia: chissà quanti ragazzi ci sarebbero stati, quanto si sarebbe divertita, cosa avrebbe indossato, ecc...ecc...
La voce del professore diventò sempre più inconsistente, quasi fosse solo un ronzio di sottofondo al fantasticare della ragazza, che però venne riportata alla realtà quando la porta della classe si aprì dopo che qualcuno ebbe bussato.
Fu il preside in persona ad entrare, teneva in mano dei fogli e tutti capirono all’istante di cosa si trattava.
Era venuto il momento che molti temevano e che anche Artemis temeva, durante quel primo quadrimestre la sua continuità nello studio era stata pressoché nulla, quindi dopo una vasta collezione di insufficienze, che ovviamente erano state taciute a Noah, ora l’aspettava un pagella tutt’altro che positiva.
E così fu.

“Dovrete riportarle firmate dai vostri genitori entrò lunedì prossimo” aveva detto il preside.


Ora l’umore le strisciava sotto la suola delle scarpe, con una pagella del genere Noah non le avrebbe mai e poi mai permesso di andare alla festa, per non parlare della punizione tremenda che le sarebbe toccata: le avrebbe fatto pagare ogni insufficienza a suon di sculacciate.


“Sue, ora che faccio? Sono nei casini fino al collo” si lamentò con l’amica mentre uscivano da scuola dopo le lezioni.
“In effetti la tua pagella non è molto positiva”.
“Non è molto positiva?? Noah come minimo mi ammazza per una cosa del genere! E di sicuro è esclusa ogni possibilità che io possa ottenere il permesso per venire alla festa”.
“No, caspita! Questa non ci voleva proprio”.
“Già, ma sarà sicuramente irremovibile con questi risultati scadenti”.
“E tu non dirglielo” fu la proposta che fece scattare il pericolo so piano di Artemis.
“E come faccio a non dirglielo? Il preside ha detto che le pagelle vanno riconsegnate entro lunedì e per di più firmate”.
“Firma tu al posto suo”.
“COSA???”
“Sì, vedrai non se ne accorgerà nessuno, io lo faccio sempre con le firme dei miei sul libretto delle giustificazioni e nessuno ha mai sospettato”.
“No no no. Non se ne parla proprio, se Noah lo dovesse scoprire finirei ancora di più nei guai e direi che già la situazione è abbastanza critica alla base per poterla peggiorare ancora”.
“Ma non lo scoprirà se non gli dici niente”.
“Beh, dovrò fargli vedere una pagella prima o poi, non è scemo si accorgerà di certo se non la porto a casa”.

Susan ci pensò per un po’ e poi ebbe un’idea geniale.

“Ne facciamo una falsa”.
“E come si fa?”
“Fidati di me e non resterai delusa, ci serve solo una fotocopiatrice”.

Fu così che, con l’aiuto dello scanner di Artemis, in poco tempo fu pronta una nuova pagella, questa volta con dei risultati ottimi.
Noah alla vista di quei voti non le avrebbe mai negato il permesso per andare alla festa.
Ci volle qualche giorno prima che Artemis si convincesse di poter tentare un colpo simile, ma alla fine cedette alla tentazione e presentò a Noah la falsa pagella.


“Molto bene Artie” disse soddisfatto osservando il foglio “Sei stata proprio brava, mi raccomando continua così anche nel secondo quadrimestre. Nel frattempo stasera per festeggiare usciamo a cena.”


Fu proprio in occasione di quella cena che Artemis chiese a Noah il permesso per andare alla festa, permesso che le venne accordato facilmente visti i bei voti.
Ormai non si poteva più tornare indietro, quindi rimaneva una sola cosa da fare: falsificare la firma e consegnare la pagella.
Artemis passò un intero pomeriggio a provare ad imitare la firma di Noah su dei fogli e ci mise delle ore prima di ottenere un risultato più o meno accettabile.
Quando alla fine fu sicura impugnò la biro e tracciò una firma palesemente falsa, ma Susan le aveva detto che nessuno si era mai accorta delle sue falsificazioni e quindi si tranquillizzò.
Mise quei fogli incriminanti con le false firme di Noah insieme con le varie copie della pagella originale, che aveva dovuto stampare per poter rendere credibile la falsificazione e li infilò in mezzo ai suoi libri di scuola.
Di certo nessuno che non fosse lei avrebbe cercato niente lì in mezzo.
Filò tutto liscio per diversi giorni, abbastanza da far tranquillizzare del tutto Artemis che non pensava ad altro che alla festa ora che il pericolo era scampato.


Il guaio accadde sabato mattina, il giorno della festa.
Artemis era a scuola e Noah, che il sabato non lavorava, si stava dedicando un po’ alla casa.
Entrò in camera della ragazza e cominciò a spolverarle la scrivania, il pc, le mensole e in fine giunse al suo scaffale con i libri di scuola.
Dire che era un disastro era poco, ma del resto tutta la camera lo era: vestiti sul letto, sulla sedia, qualcuno anche sul pavimento, letto disfatto con annesso pigiama stropicciato sopra il cuscino e almeno quattro paia di scarpe sparse sul cammino di chiunque avesse messo piede lì dentro.
Noah si chiese come faceva Artemis a trovare quello che le serviva in mezzo a quel casino.
Mentre si poneva domande probabilmente senza nessuna risposta logica, inciampò in un paio di scarpe da tennis, andò a sbattere contro lo scaffale e si ritrovò steso a terra in mezzo a qualche libro e a un sacco di fogli sparsi.


“Accidenti a quella ragazzina e al suo disordine!” disse rialzandosi a fatica dopo la caduta. “Mi sta molto bene che abbia preso dei voti eccellenti in pagella, ma di sicuro entro lunedì deve sistemare questo disastro di camera”.


Cominciò a raccogliere il libri e a mettere insieme i fogli caduti, una miriade di appunti di Artemis e altri probabilmente non suoi, in quanto fotocopiati e con una scrittura differente, altri fogli con disegnini vari e dediche di qualche compagna e alcuni fogli strani, molto simili a una pagella però i voti erano stati cancellati, in altri fogli riscritti e a Noah sorse un terribile dubbio.
Dubbio che fu definitivamente confermato quando in mezzo a quel disordine trovò anche un ultimo foglio, che era stato riempito con dei tentativi poco riusciti di copiare la sua firma.
Non poteva credere a quello che stava osservando.
No, la sua piccola Artie non avrebbe potuto deluderlo così tanto.
Decise di sperarci fino in fondo, andò al telefono, sollevò la cornetta e compose un numero.


Erano le due del pomeriggio quando Artemis uscì da scuola e trovò l’auto di Noah ad attenderla come accadeva spesso di sabato e nei giorni in cui non lavorava.
Lo salutò con trasporto, ignorando di essere stata scoperta e lui decise che non le avrebbe detto niente per il momento, voleva poterne parlare con calma e non aveva intenzione di litigare rischiando di distrarsi dalla guida e provocare un incidente.
Non aveva però intenzione di rimandare per molto l’argomento, sicuramente entro la fine di quel pomeriggio lui avrebbe ottenuto una spiegazione, e Artemis sarebbe stata punita per il suo colpo di genio.
La resa dei conti cominciò solo un paio d’ore più tardi, sbrigate tutte le faccende principali.
Artemis si trovava in camera sua, al telefono con l’amica e parlava della festa che le avrebbe attese quella sera, ignara del fatto che la festa che le sarebbe toccata sarebbe stata molto più amara del previsto.
Noah varcò la soglia e le fece cenno di riattaccare, causa una questione urgente; era molto serio ma riusciva a contenere la rabbia abbastanza bene e inoltre era anche riuscito a metabolizzare in parte il comportamento della ragazza per via del tempo passato tra la scoperta e quel momento.


“Che succede?” chiese innocentemente la ragazza dopo aver interrotto la chiamata.


Noah sospirò profondamente prima di rispondere.


“Succede che gradirei delle spiegazioni”.
“Spiegazioni? Riguardo a cosa?”
“Riguardo ad alcuni fogli che ho trovato stamattina. Fogli al quanto sospetti che mi hanno insinuato dubbi che avrei tanto sperato fossero infondati. Invece ho dovuto ricredermi”.


Alla parola “fogli” Artemis cominciò a comprendere di essere stata scoperta, ma non volendo cedere diede sfogo alla sua terribile testardaggine.


“Quei fogli li hai trovati tra le MIE cose. Da quando frughi nelle mie cose per farti i fatti miei? E poi le tue sono accuse fondate su che cosa?? Su niente, ecco su cosa sono fondate. Quei fogli non provano proprio niente di niente!” furono le parole che lanciò gridando a Noah.


Rischiava grosso e lo sapeva bene, ma la parte più impulsiva di lei aveva avuto il sopravvento e ora non avrebbe potuto tornare indietro.
Noah dal canto suo ora era veramente incazzato: scoprire che aveva mentito e falsificato la sua firma e sentirsi dare dell’impiccione bugiardo, il tutto nello stesso giorno, era veramente troppo.
Fu più veloce della luce, in un secondo prese la ragazza per un orecchio, la fece voltare e le mollò quattro sculacciate fortissime sui jeans.


SPANK!

“Prima di tutto, io non ho frugato da nessuna parte: sono i tuoi libri a essermi caduti addosso, se tu tenessi un po’ più di ordine qui dentro non sarebbe successo.”


SPANK!


“Secondo poi, quei fogli provano eccome che mi hai mentito. Ho parlato con il preside al telefono e mi ha fatto un resoconto di una pagella totalmente diversa da quella che IO ho firmato.”


SPANK!


“ Terzo e ultimo, ma non meno importante, signorina, non permetterti mai più di usare questo tono con me.”


SPANK!


“Sono stato chiaro?”


Artemis non rispose, era troppo impegnata a darsi mentalmente della stupida per averlo provocato tanto, ora la punizione sarebbe stata sicuramente molto più severa.
Noah era furioso e non poteva certo dargli torto.


Ed eccoci nuovamente al punto di partenza di questo racconto.


L’ordine di Noah era stato quello di prepararsi a riceve la punizione più severa che Artemis potesse immaginare e lei di certo non pensò mai nemmeno per un secondo che fosse solo un modo di dire.
I passi sulle scale l’avvertono che l’inesorabile sculacciata si stava avvicinando e quando Noah apre la porta tenendo veramente tra le mani il battipanni, lei si butta ai suoi piedi implorando il suo perdono.


“Scusa Noah, mi dispiace tanto!”
“Certo che ti dispiace, ora. Però non ti è dispiaciuto quando mi hai fatto firmare una pagella falsa pensando di farmi fesso come niente, non è così?”


Nessuna risposta, solo singhiozzi sommessi da parte della ragazza.


“Io non so cosa mi abbia preso, pensavo di poter recuperare senza problemi tutte le insufficienze e quando invece è arrivata la pagella mi sono sentita una stupida e non volevo darti un dispiacere”.
“Pensi che ora non mi dispiaccia?” chiede lui sollevando il sopracciglio. “Mi dispiace ancora di più invece, perché mi hai anche mentito. Sono molto deluso dal tuo comportamento”.


Artemis continua a piangere sentendosi sempre più stupida e pentita del suo comportamento.
Noah che, per quanto può essere arrabbiato, non è un insensibile, si siede sul letto al suo fianco e le accarezza i capelli per calmarla.


“Artie, perché ti comporti sempre in questo modo? Io non vorrei punirti e ogni volta penso sempre che finalmente hai capito e che non dovrò più punirti, ma tu mi fai ricredere con qualche trovata delle tue”.
“Mi dispiace...sono una stupida...”
“Non è vero, non dirlo e non pensarlo nemmeno per scherzo. Sei molto intelligente e questa storia della pagella ne è la prova, ci stavi riuscendo davvero a fregarmi ed è stato solo un caso se ti ho scoperta. Ho solo bisogno che tu capisca che mentirmi non ti serve”.

Sguardo perplesso.


“Se tu mi avessi portato subito la pagella originale, mi sarei arrabbiato, è vero e sicuramente ti avrei punito, ma se tu mi avessi dimostrato di impegnarti, forse la festa di stasera sarebbe potuto essere un premio incentivante per il tuo impegno nello studio. Ma tu mi hai mentito per questa festa, non è vero?”


Artemis annuisce silenziosamente senza trovare il coraggio di guardarlo negli occhi.
Improvvisamente si ritrova avvolta in un abbraccio, l’ultima cosa che si sarebbe aspettata in quel momento, sicuramente l’avrebbe abbracciata dopo la punizione, ma questo ora la spiazzava tantissimo.


“Ora ti propongo un patto: ti prendi una sculacciata con la mano e con la spazzola e stasera rimani a casa. Se invece è così importante per te, dopo la punizione potrai andare alla festa. Sono cinquanta colpi di battipanni, ti sconsiglio di mettere la minigonna, potrebbe vedersi qualche segno”.
“Ma...?”
“Ora preparati”.


E’ difficile scegliere tra una punizione standard e mediamente sopportabile che implica il divieto di uscire e una punizione tremenda, che però le avrebbe concesso la libertà di divertirsi alla festa.
Nell’arco di pochissimo Artemis si ritrovò sdraiata sul letto con un cuscino sotto la pancia e il pigiama abbassato fino alle ginocchia, era un gesto che la diceva lunga sulla sua scelta.
I cinquanta colpi furono molto duri e secondo lei anche molto tristi, sentiva che qualcosa non andava, aveva paura che il suo comportamento avesse rovinato il suo rapporto con Noah e questo la faceva soffrire molto più del battipanni.


“Abbiamo finito” sentenzia Noah esauriti i cinquanta colpi promessi.


Seduto accanto a lei le accarezza nuovamente i capelli cercando di calmarla.


“Va tutto bene Artie. Va tutto bene, è tutto finito ora”.


Lei sollevandosi a fatica lo abbraccia e restano così per qualche minuto.


“Ora puoi andare alla festa se vuoi, sei stata molto coraggiosa ad accettare tutti quei colpi di battipanni”.


Poi Artemis sente delle parole che non dimenticherà mai.


“Sono molto fiero di te, piccola tigre” accompagna le parole con un buffetto affettuoso e un sorriso “Ora preparati e vai a divertirti, sono sicuro che sarai bellissima”.


Neanche un’ora più tardi Noah è sul divano, davanti alla tv, sicuramente la sua Artie è di sopra a prepararsi, si senta davvero orgoglioso di lei, nonostante ciò che ha combinato,la sua dimostrazione di coraggio, per Noah, ha cancellato la sua colpa.
Artemis scende le scale e lo raggiunge, lui è già pronto a vederla vestita benissimo e sta già per prendere le chiavi della macchina per accompagnarla, ma voltandosi la trova in pigiama.


“Ma che fai ancora in pigiama? Farai tardissimo così”.


Lei scuote la testa sorridendo e arrossendo e si siede sul divano.


“Non andrò alla festa”.
“Come mai?” chiede Noah sempre più stupito.
“Perché non me lo merito, ho fatto un casino e andare ugualmente alla festa non sarebbe giusto”.


Gli occhi di Noah si illuminano, non se lo sarebbe mai aspettato e si sente esplodere di orgoglio per la sua piccola.


“Ne sei sicura?”
“Sì, sicurissima. Stasera resto qui con te”.


L’abbraccio che ne segue non è descrivibile a parole, la sua piccola donna sa davvero meravigliarlo e le fa tantissima tenerezza.


“Allora vieni qui tigre, visto che sei così giudiziosa stasera meriti una dose di coccole extra”.


Ad Artemis non importa veramente più di quella festa, dei ragazzi che ci potrebbero essere, di come si sarebbe vestita e di quanto avrebbe ballato: niente è meglio che sentirsi stringere dalle braccia della persona a cui vuoi più bene in assoluto.
Ora si sente un po’ più grande e spera davvero di sapersi comportare bene senza dover essere più punita da Noah...ma non è che all’inizio di un lungo percorso.


J

domenica 3 ottobre 2010

Lo so merito una sculacciata :)

Salve a tutti i pochi, ma molto ben voluti, lettori.

Piccolo aggiornamento da parte della sottoscritta: avevo un racconto quasi terminato, che avrei pubblicato a breve (devo ammetterlo, quando l'ho cominciato ero lanciatissima) ma a causa di imminenti impegni lavorativi mi trovo costretta a farvi attendere nuovamente :(

Chiedo scusa davvero...e devo ammettere che prima di iniziare a lavorare non avevo molto altro da fare, quindi forse per questo una sculacciata me la meriterei anche eheheheh.

Però prometto che cercherò di postare a breve il nuovo racconto che è solo da terminare e ricontrollare.

Un bacio a tutti e a presto, lavoro e spostamenti permettendo :D

J

mercoledì 25 agosto 2010

Skipping class


Erano da poco passate le sette del mattino e il sole primaverile cominciava già ad illuminare ogni cosa.
Noah era già in cucina intento a preparare la colazione dopo aver svegliato la giovane Artemis, che come al solito si dilungava nei preparativi.
In realtà quella mattina la ragazza sembrava ancora più lenta del solito per via di alcune difficili decisioni tattiche, avrebbe dovuto fare tutto quanto con estrema naturalezza per non insospettire Noah, ma data la tensione e la paura di essere scoperta la missione si rivelava davvero molto complicata.
Era ormai da una settimana che progettava questa giornata con la sua migliore amica Susan: Quel giorno niente scuola, ma un bel giro al centro commerciale e poi al parco finché non fosse stata ora di rientrare all’orario giusto per non insospettire nessuno.
Quindi non avrebbe dovuto fare altro che comportarsi come sempre finché fosse stata con Noah.
‘Ce la posso fare!’ si disse mentalmente e si avviò verso la cucina, da dove proveniva il solito profumo familiare di caffè.

“Ben alzata, piccola.” fu il saluto di Noah mentre lei gli stampava un rumoroso bacio sulla guancia.
“Scusa se ci ho messo molto, ma ieri sera sono rimasta sveglia fino a tardi per finire la ricerca che dovrò consegnare tra qualche giorno ed è stato proprio difficile svegliarsi.”
“Se magari non passassi il pomeriggio davanti alla tv, la sera potresti andare a letto prima.” la rimproverò dolcemente lui.

Artemis rispose tirando fuori la lingua in modo scherzoso e Noah sorrise.

“Sbrigati a fare colazione ora, o farai tardi a scuola.”
“Va bene.”

Affogò i suoi pensieri nella tazza di caffelatte, pensando che doveva solo stare tranquilla e che tutto sarebbe andato per il verso giusto.
L’ansia e la paura di essere scoperta erano molto forti, tanto che il suo stomaco parve chiudersi e Artemis fece fatica a terminare la colazione, ma Noah parve comunque non accorgersi di nulla e come ogni mattina la salutò con un bacio sulla fronte prima di uscire per andare a lavorare.

“Mi raccomando signorina, non fare tardi che sennò perdi l’autobus.”
“Sì, tranquillo, tra poco esco anche io.” lo rassicurò lei sorridendo candidamente con innocenza.
“Ok, buona giornata. Ci vediamo più tardi.”
“Buona giornata, Noah. A più tardi.”

Scampato pericolo.
Ora che il peggio era passato si sentì molto più sollevata e la tensione si allentò abbastanza da farla rilassare.

QUALCHE ORA Più TARDI..
Artemis:
La mattinata stava procedendo a meraviglia, Artemis e Susan si stavano divertendo tantissimo.
Era stato strano prendere un autobus diverso dal solito per arrivare a destinazione, ma era la soluzione più sicura per non incrociare nessuno della scuola, specialmente i professori, che avrebbero potuto riconoscerle e metterle in guai seri.
Noah non gliel’avrebbe mai perdonata una cosa simile, saltare la scuola era una delle cose che più in assoluto lo facevano diventare furioso.
Al solo pensiero di essere scoperta Artemis sentì un brivido gelido percorrerle la schiena e istintivamente portò una mano a coprirsi il sedere, che non portava nessun segno nonostante la punizione di qualche giorno prima.
Si era beccata una sculacciata piuttosto severa per aver risposto male a Noah durante una discussione, non era servito scappare per tutta la casa implorando perdono, lui l’aveva sollevata di peso, se l’era caricata sulle ginocchia e dopo averle scoperto il culetto aveva provveduto a farglielo scottare per bene.
E quello sarebbe stato niente in confronto a quello che le sarebbe aspettato se fosse stata scoperta al centro commerciale invece che a scuola.
Cercò di allontanare quel pensiero, contando sul fatto che a quell’ora Noah era al lavoro e che nessuno le avrebbe scoperte..forse.
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Noah:Quella mattina non riusciva a concentrarsi del tutto sul proprio lavoro, c’era un pensiero che continuava a tormentarlo.
Artemis a colazione gli era parsa un po’ strana, come se fosse tesa, ma poteva benissimo essere colpa di qualche compito o interrogazione del quale lui non era stato avvisato.
O forse quel giorno avrebbero riconsegnato i compiti di latino e sapeva quanto la ragazza aspettasse di sapere il risultato di quel compito per il quale avevano studiato insieme per molte ore.
Sicuramente doveva essere per quello.
‘Mi sto preoccupando troppo’ si disse mentalmente, ma a Noah veniva naturale preoccuparsi per Artemis ogni volta che notava qualcosa di strano.
‘Probabilmente è sotto pressione per la scuola, si sta impegnando molto ultimamente. Quasi quasi come premio, questo week end la porto da qualche parte, così ci rilassiamo un po’ tutti e due.’
Era contento di questa idea, era sicuro di poter immaginare perfettamente l’espressione della ragazza appena le avrebbe dato la bella notizia e sorrise compiaciuto a quel pensiero.
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Artemis:
Il tempo volava tra un negozio e l’altro, Artemis aveva anche visto tante cose che avrebbe desiderato comprare, ma sapeva che farlo avrebbe significato farsi scoprire sicuramente, quindi prese nota mentalmente di tutti i negozi in cui aveva visto cose interessanti, pensando che ci avrebbe presto trascinato Noah per fare un po’ di shopping.
Dopo un lungo giro per il centro commerciale, le due ragazze decisero che era quasi ora di tornare, era l’una passata e meno di un’ora più tardi avrebbero dovuto prendere l’autobus per tornare a casa al solito orario.
Ma prima vollero fermarsi a bere qualcosa ad un bar.
Per quanto ne sapeva Artemis, erano molto vicini a dove lavorava Noah, però lui era sicuramente impegnato a lavorare e non avrebbe girato per strada rischiando di incontrarle.
Cercando di tenere a mente questo pensiero la ragazza cercò di non pensare a nulla di catastrofico.
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Noah:
Ormai era l’una passata e Noah aveva lavorato senza fermarsi un secondo.
Dopo l’idea della gita fuori porta con Artemis era riuscito a trovare la concentrazione necessaria per perdersi completamente in quello che doveva fare e il tempo era volato.
Controllò l’ora e il suo stomaco disse chiaramente che era ora della sua pausa pranzo, così raccolse le proprie cose e uscì dall’ufficio.
Di solito passava la pausa pranzo in una tavola calda non molto lontano dall’ufficio, ma quel giorno si sentiva allegro, in più era un bella giornata e non aveva voglia di prendere la macchina, camminare gli sembrò un’idea migliore.
Inoltre lì vicino c’era un piccolo bar che faceva anche panini, si sarebbe fermato lì a mangiare qualcosa e poi avrebbe fatto una passeggiata, magari si sarebbe fermato un po’ al parco a leggere il giornale prima di tornare in ufficio.
Fu con questi pensieri positivi che entrò nel bar, al cui interno erano presenti solo due ragazze sedute di fronte al bancone.
Gli davano le spalle, ma era sicuro che dovevano avere più o meno la stessa età di Artemis e mentre lo pensava notò qualcosa di strano: la ragazza con quei ricci scuri assomigliava davvero tanto a lei.
Quando la sentì ridere non ebbe più alcun dubbio.
Era lei, avrebbe riconosciuto la sua risata in mezzo a mille altre.
‘Riderà ancora per poco la signorina’ pensò con rabbia.
L’allegria di quella giornata era evaporata in poco meno di un secondo, lasciando spazio alla collera e all’impellente necessità di avere delle spiegazioni valide.
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“Prendete altro?” chiese ad alta voce mentre si avvicinava alle loro spalle.

Le ragazze si voltarono di scatto e Artemis vide di colpo realizzato il suo incubo del giorno.
Noah appariva molto serio ed estremamente arrabbiato.
Come dargli torto?
Fino a pochi minuti prima era al settimo cielo al pensiero di poter fare una sorpresa a quella che considerava come una figlia e poco dopo l’aveva scoperta a saltare la scuola come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Artemis sapeva che sarebbe successo, quella sensazione allo stomaco l’aveva avvertita tutta mattina di stare attenta, ma niente, ora il peggio che poteva succedere era capitato e lei non avrebbe potuto dire o fare niente per calmare l’ira di Noah.

“Noah..che ci fai qui?”

Domanda stupida ma fu la prima cosa più o meno sensata che il suo cervello riuscì a formulare dopo vari tentativi.

“Tu chiedi a me cosa ci faccio qui?” chiese lui incredulo “Io qui ci dovevo passare la mia pausa pranzo, ma non credo che mangerò tanto presto. Ora mi devi spiegare cosa ci fai TU qui.”

La ragazza abbassò lo sguardo.
Dieci minuti più tardi si trovavano entrambi nella macchina di Noah avvolti da un silenzio assordante e da una tensione palpabile.
Lei non osava aprire bocca, l’ordine era stato quello di non fiatare nemmeno e Noah aveva saltato il pranzo e in più aveva dovuto telefonare in ufficio e avvisare che nel pomeriggio avrebbe dovuto assentarsi per questioni familiari.
Guidava senza togliere lo sguardo dalla strada e stringendo il volante con tanta rabbia che se avesse potuto lo avrebbe sbriciolato.

“Noah..” azzardò Artemis.
“No. Ti ho detto di non parlare, a meno che non sia una questione di vita o di morte.” fu la risposta fredda di lui.
“Mi dispiace, io..”
“Certo ti dispiace sempre dopo che hai combinato qualcosa, mai una volta che ti dispiaccia prima.”
“Ma io..”
“Adesso non venire a cercare scuse e non provare nemmeno a dire che non volevi, perché rischi davvero di farmi incazzare ancora di più.”


Artemis non aggiunse altro, si rendeva conto che qualsiasi cosa avesse detto avrebbe solo peggiorato le cose e in quel momento non era proprio il caso visto quanto era arrabbiato Noah.
Il resto del viaggio quindi fu silenzioso e teso.

“Avanti, scendi.” furono le prime parole che udì giunti al parcheggio sotto casa.
“Noah..”
“No, vai in casa ora e aspettami senza ulteriori sorprese, per favore. Io ti raggiungo tra poco ma ho bisogno di un attimo per calmarmi, perché adesso come adesso non so cosa potrei fare.”

La ragazza non replicò ed entrò in casa.
Il tono freddo con cui Noah le aveva parlato la feriva profondamente, ma si rendeva conto che anche lui era stato ferito dal suo comportamento.
Lo aspettò per più di mezz’ora e, quando sentì la porta dell’ingresso aprirsi, gli corse incontro e lo abbracciò così forte da togliergli il respiro.

“Scusa Noah! Scusa. Lo so che non serve a molto, ma mi dispiace davvero, io non volevo deluderti. Ti prego perdonami.”
“Artie, piccola, il tuo comportamento mi ha molto deluso e non posso negarlo. Io davvero avevo pensato di poterti cominciare a trattare da persona adulta e poterti dare la massima fiducia, ma a quanto pare mi sbagliavo. Non solo il tuo comportamento oggi è stato infantile, ma mi hai anche mancato di rispetto pensando di potermi fare fesso come ti pare e piace e questo non lo posso tollerare, signorina.”
“Scusa..non lo rifarò mai più.”
“Mi pare il minimo, ma non mi basta la tua promessa.”

Le parole di Noah furono seguite da una singola e forte sculacciata sui jeans di Artemis, che strillò presa alla sprovvista e un po’ anche per il dolore.

“Ahi!”
“Risparmia il fiato per dopo. Non abbiamo ancora cominciato.” rispose abbassandole i jeans e afferrandola per un braccio.

Artemis venne trascinata fino al divano e ben presto si ritrovò sulle sue ginocchia.

“No! Ti prego.” implorò lei, pienamente cosciente di ciò che stava per accadere.
“È la giusta punizione per esserti comportata come una bambina irresponsabile.”

Accompagnò quelle parole con una lunga serie di sculacciate e la ragazza cominciò a scalciare energicamente nel vano tentativo di sottrarsi ai colpi.

“Ahi..scusa..ahi..non lo farò più..”

Per tutta risposta Noah le afferrò l’elastico delle mutandine e le abbassò portandole a fare compagnia ai jeans, dopo di che ricominciò la sculacciata con un ritmo più sostenuto.
Ora il culetto di Artemis si stava colorando di un rosso sempre più intenso e cominciava a bruciare facendola lamentare sempre di più.

“Ho capito..ahia..mi dispiace..io..ahi..non volevo..AHI!”

L’ultimo colpo era arrivato più forte degli altri.

“Mi sembra di averti già detto di non dire che non volevi farlo. Se davvero non avessi voluto, non l’avresti fatto. Semplice.” disse Noah aspramente mentre le affibbiava un’altra decina di sculacciate.

Fece una pausa, durante la quale le accarezzò lievemente il culetto che ormai era molto rosso e risalì fino ad accarezzarle i capelli.
Poi l’aiutò a rialzarsi, ma la punizione era tutt’altro che finita.

“Vai a prendere la spazzola.” ordinò in tono calmo ma fermo.
“Non vorrai..?”
“Certo che voglio, mi sembra che te lo sei proprio meritata.”
“Ma non puoi..”
“Posso eccome. E se non ti sbrighi posso anche dartene di più.”

Artemis non poté replicare e tristemente si avviò verso il bagno e tornò poco dopo con in mano la spazzola di legno che ogni giorno usava per pettinarsi, ma che spesso diventava anche parte attiva delle sue punizioni.
Gliela porse con le mani tremanti e pochi istanti più tardi era di nuovo sulle ginocchia di Noah in attesa di essere nuovamente sculacciata.

“Non ti vergogni neanche un po’?” chiese passando il dorso della spazzola sul suo culetto. “Alla tua età ancora sulle mie ginocchia con il culetto rosso. Quand’è che vuoi crescere?”
“Mi dispiace, ti prego non usare la spazzola, Noah.”
“Artie, non mi lasci altra scelta. Non vorrei farlo, ma devo assicurarmi che ti passi la voglia di comportarti ancora in questo modo sconsiderato.”

Il primo colpo arrivò con un suono secco e un urlo da parte della ragazza.
Dopo pochi colpi aveva ricominciato a scalciare e presto le lacrime le solcarono il volto.

“Ahia..mi fai male..ahi..”
“Anche tu mi hai fatto male. Mi ha fatto male sapere che ti sei approfittata della mia fiducia per saltare la scuola.”
“Scusa..ahi...mi dispiace tanto..”
“E per la giustificazione come pensavi di fare? Falsificare la mia firma?”
“Aahhh..no..ahia...non lo so..ahi..”
“Non ti preoccupare che ti passerà la voglia di prendermi in giro.”

Noah continuò a lungo e senza risparmiarsi, cercando di ignorare le suppliche anche se fu molto difficile.
Bisognava essere di pietra per non ascoltarle e Noah di certo non lo era, quando Artemis smise di protestare per lasciarsi andare solo al pianto si fermò, lasciò cadere la spazzola e tornò ad accarezzarle il culetto che ora era più rosso che mai.

“Ehi, piccola, è tutto finito. Tranquilla.” le sussurrò abbracciandola.
“S..scusa Noah..”
“Va tutto bene, tranquilla.”
“Io..io non ti volevo deludere..davvero..”
“Ti sei comportata da irresponsabile, è vero e mi hai ferito. Però non ti devi preoccupare, sei stata punita e perdonata. Non rifarlo più.”

Artemis si sollevò e ricambiò l’abbraccio.

“No no, te lo prometto. Mai più.”
“Ok, brava piccola. Scusa per quello che ho detto prima, ero molto arrabbiato.”
“No, avevi ragione..mi comporto ancora come una bambina tante volte.”
“Ehi, il mio compito è ancora quello di aiutarti a crescere.” rispose sorridendo.

Vedendo il suo sorriso la ragazza capì che davvero era stata perdonata e che tutto era come prima e cercò di sorridere a sua volta.

“Noah..tu però non ha pranzato per colpa mia.”
“Non importa. Diciamo che avevamo questioni più importanti da affrontare.”
“Però non è giusto.”
“Tranquilla, non fa niente.”

L’aiutò ad alzarsi e a ricomporsi e l’abbracciò nuovamente baciandola sulla fronte e asciugandole le lacrime.
Lei abbassò lo sguardo arrossendo.

“Beh..a dire il vero neanche io ho pranzato.”
“Hai fame? Ti preparo qualcosa.”
“No, lo faccio io..visto che non torni in ufficio preparo qualcosa per tutti e due. Che ne dici?”

Noah sorrise di nuovo.

“Mi sembra un’ottima idea, piccola.”

La osservò trotterellare verso la cucina, nuovamente allegra.
Era tornata la sua Artemis di sempre e sperò ardentemente che quella situazione non cambiasse mai.


J

lunedì 7 giugno 2010

Birthday Spanking

Il suono della campanella interruppe le lezioni in corso: per quel giorno la scuola era finita.
Artemis annotò in fretta i compiti per la lezione successiva, raccolse i libri e dopo aver salutato le sue amiche, si avviò verso l’uscita una fretta lievemente maggiore del solito.
La verità era che non vedeva l’ora di essere a casa, quella si stava rivelando una giornata perfetta, prima di tutto due ore prima il professore di chimica aveva consegnato i compiti in classe della settimana precedente e Artemis si era guadagnata un 8.
Tutte quelle faticose ore di studio insieme a Noah erano servite e non vedeva l’ora di dirglielo e ringraziarlo.
La seconda ragione per cui era tanto felice era anche la più importante, quel giorno era il suo diciottesimo compleanno e Noah oltre a vari regalini che le aveva già in parte consegnato, le aveva promesso che l’avrebbe portata fuori a cena.
Il suo sorriso brillava di luce propria illuminandole il volto e si rivelò contagioso per i compagni che incrociò per i corridoi dell’istituto.
Arrivò a casa più in fretta che poteva, pranzò e cercò di trovare qualche idea per ingannare il tempo nell’attesa del ritorno di Noah, il quale non sarebbe tornato dal lavoro prima di tre ore.
Cercò in ogni modo qualcosa con cui intrattenersi durante l’attesa, guardò la tv, ascoltò la musica, lesse un libro e telefonò a un’amica scambiandosi i tipici pettegolezzi scolastici, ma ogni volta che guardava l’orologio era sempre troppo presto.
Alla fine si fecero le cinque del pomeriggio e Noah fece il suo ritorno puntuale come sempre, Artemis gli saltò letteralmente addosso abbracciandolo e stampandogli un bacio sulla guancia.

“Ehi, ciao Artie! Auguri principessa, com’è andata a scuola?”
“Benissimo! Ho una grande notizia.”
“Davvero? E di che si tratta?”
“Sai il compito di chimica?”
“Si, hai saputo qualcosa?”

La ragazza cercò di mantenere lunga l’attesa stando in silenzio per un po’, ma poi non ce la fece più.

“HO PRESO OTTOOOOOO!!!” strillò contenta.
“Ma è fantastico! Visto che quando ti impegni raggiungi degli ottimi risultati?”
“È solo grazie a te se ce l’ho fatta.”
“Non è vero, ti sei impegnata molto anche se ti è costato fatica, quindi il merito è tuo. E poi sai che quando hai bisogno ci sono sempre per aiutarti.”

Lei gli diede un altro bacio sulla guancia e sorrise.
Rimasero seduti sul divano raccontandosi le rispettive giornate, presto si fecero le 18:30 e cominciarono i preparativi per uscire a cena.
Quando anche Noah uscì dal bagno dopo aver fatto la doccia, Artemis era ancora in camera sua, in piedi di fronte all’armadio aperto con un’inconfondibile espressione di indecisione dipinta sul volto.

“Che c’è Artie?” chiese Noah incuriosito.
“Non so cosa mettermi.” rispose lei con una lieve nota di disappunto.
“Proprio nessuna idea?”
“No..è il mio diciottesimo compleanno, il più importante di tutti e vorrei mettere qualcosa di speciale, ma non so cosa.”

Noah sorrise e sul suo volto apparve un’espressione divertita.

“Quindi vorresti qualcosa di speciale?”
“Si..”
“Uhm..vediamo un po’. Prova a vedere se trovi qualcosa in cucina.”
“In cucina..?” chiese la ragazza confusa.
“Certo, ti sorprenderesti se sapessi quante cose si trovano in una cucina.” rispose lui sempre più enigmatico e divertito.

Artemis si avviò un po’ riluttante verso la cucina e che sorpresa quando vide sul tavolo un grosso pacco regalo con un enorme fiocco e un bigliettino che recitava: “Alla mia principessa. Noah”
Quando lo aprì vi trovò all’interno un bellissimo vestito verde, che si intonava perfettamente con il colore dei suoi occhi.

“Wow..!” sussurrò lei.
“Allora che ne dici? Ti piace?”
“Noah..ma è bellissimo!”
“Un vestito degno di una vera donna.”

Lei lo abbracciò.

“Avrai anche bisogno di un paio di scarpe e una borsetta adatte però.” Continuò Noah facendo apparire magicamente un nuovo pacco.

Al suo interno Artemis trovò delle scarpe bianche e piccola borsa elegante in tinta.
Non poteva credere ai suoi occhi, le sembrava di vivere in un sogno e anche Noah sembrava molto compiaciuto della felicità della ragazza, dopo tutto, pur essendo molto severo, le voleva molto bene e amava viziarla in tutti i modi possibili.

“È tutto stupendo Noah. Sei il tutore migliore del mondo!”
“Però non lo pensi anche quando ti punisco, dì la verità.” rispose lui ridendo.
“Sei solo un po’ pignolo a volte.”
“Aaaah io sarei pignolo, eh?”
“Sì sì.” confermò tirando fuori la lingua come una bambina.

Risero insieme, poi Artemis andò a vestirsi.
Quando uscì dalla camera e fece una giro su se stessa per mostrarsi con il suo vestito nuovo, Noah rimase senza parole.
Ai suoi occhi sembrava davvero una principessa e non era più la bambina a cui era abituato: ormai la sua piccola Artie era una donna.

“Sei davvero bellissima.”

La giovane sorrise arrossendo un po’, quella era davvero una giornata da favola.
Si avviarono quindi verso il ristorante, un posto carino e molto vicino al mare, dove cenarono tranquillamente continuando a parlare di tutto e quando Artemis glielo chiese sfoggiando la sua espressione più dolce, Noah le permise di bere un po’ di vino, in fondo ormai era maggiorenne.

“Mi raccomando però, ora che puoi bere alcolici stai molto attenta a non esagerare. Un bicchiere ogni tanto non fa male, ma se si esagera può essere molto dannoso. Con l’alcol non si scherza.” l’ammonì facendosi serio per un attimo.
“Tranquillo, mi comporterò bene.”

Lui tornò a sorridere:

“Me lo auguro, anche perché altrimenti saprò come punirti, non penserai che ora che sei maggiorenne smetterò di preoccuparmi per te, vero?”
“No, non l’ho mai pensato..anzi..speravo che fosse così.”
“Molto bene, perché sarà così. Io prendo il posto dei tuoi genitori e un genitore non abbandona i propri figli una volta che raggiungono la maggiore età, ma gli stanno vicini finché ne hanno bisogno.”

Fu Artemis a sorridere questa volta.

“Giusto, non so cosa farei senza di te.”

Noah allungò una mano e le accarezzò affettuosamente una guancia.

“Non avrai bisogno di scoprirlo, promesso.”
“Ti voglio bene.”
“Anche io te ne voglio.”

La cena continuò tra le solite chiacchiere e risate e a fine serata i due fecero una passeggiata, ora che cominciava a fare un po’ più caldo, il centro della città risplendeva di luci ed era pieno di gente che passeggiava godendosi il clima mite delle sere di primavera.
Ad un certo punto Noah si accorse che Artemis lo guardava con espressione quasi supplichevole.

“Che succede, Artie?”
“No, niente..mi chiedevo solo, visto che siamo molto vicini al mare, se potevamo fare una passeggiata sulla spiaggia..”
“Ma certo piccola, visto che siamo qui tanto vale andarci.”

Non molto lontano trovarono il primo tratto di spiaggia.
La sabbia chiara e fine rifletteva la luce della luna e il silenzio era rotto solo dal rumore ritmico delle onde che si infrangevano pigramente sulla riva.

“Guarda, Noah!”
“Cosa?”
“Guarda quante stelle si vedono da qui ora che le luci della città sono lontane.”
“È vero, sono tantissime.”
“Sono bellissime.”

Artemis si tolse le scarpe e camminò accanto a Noah a piedi nudi sulla sabbia, che ormai aveva già disperso il calore del sole accumulato durante il giorno.
Camminarono per un po’ finché non raggiunsero una zona isolata, con molti scogli, abbastanza fuori dal centro abitato e a Noah venne un’idea.
Si sedette su uno scoglio e osservò per qualche minuto la ragazza che si muoveva libera e sorridente vicino a lui, poi la chiamò e le fece segno di avvicinarsi.

“Vieni qui, Artie.” disse dandosi una leggera pacca sulla gamba.

La ragazza si avvicinò e fece per sedersi in braccio a lui, che però prendendola per una mano le fece cambiare direzione e dolcemente la guidò finché non su distesa a pancia in giù sulle sue ginocchia.

“Noah..ma che vuoi fare?”
“Tranquilla Artie, ora capirai.” rispose sollevandole il vestito.
“Non vorrai mica sculacciarmi..??”
“Non è una vera e propria sculacciata.”
“Ah no? E cosa sarebbe?”

Noah intanto aveva cominciato ad accarezzarle il culetto ancora coperto dagli slip.

“Si chiama birthday spanking.” spiegò con naturalezza.
“Una sculacciata di compleanno? E come mai?”
“È un usanza tipica di molti paesi stranieri, sai? Il festeggiato, o festeggiata, riceve un numero di colpi pari agli anni che compie.”

Così dicendo abbassò anche l’ultima barriera costituita dagli slip e continuò ad accarezzarla, questa volta sulla pelle nuda e liscia.
Artemis da parte sua si rilassò, aveva capito benissimo che quella non sarebbe stata una punizione, non ci sarebbe stata rabbia nei colpi che avrebbe ricevuto e lei non si sarebbe sentita in colpa come al solito, perché non aveva combinato niente.

“Sei pronta?”
“Si..” rispose con un sussurro e si strinse di più alle gambe di Noah.

Il primo colpo non si fece attendere e ad Artemis sfuggì un urletto, ma fu solo a causa della sorpresa, non aveva sentito veramente male.
Lui continuò a colpirla accelerando un po’ il ritmo ad ogni sculacciata.
Presto la ragazza sentì una strana sensazione proveniente dal basso ventre e cominciò a sentire un altro tipo di calore, diverso da quello delle sculacciate, ma che si fondeva con esso formando qualcosa di speciale che non aveva mai provato prima.
Così si rilassò ancora di più e cercò di godersi fino in fondo quella bellissima sculacciata che stava ricevendo.
Al contrario delle altre volte, non le importava se alla sua età era sulle ginocchia di Noah con il culetto scoperto come se fosse una bambina.
Non le importava di niente, se non che Noah continuasse a sculacciarla in quel modo e in quel momento desiderò averne compiuti molti di più di anni, perché, pur non avendo contato i colpi, sapeva che sarebbe finita presto.
In fondo diciotto sculacciate, anche date lentamente, finiscono presto..troppo presto.
Riconobbe l’ultimo colpo perché come sempre fu il più forte, più preciso degli altri e le arrivò proprio al centro del culetto.
La mano di Noah tornò a scorrere dolcemente sulla pelle arrossata e rimase ad accarezzarla a lungo.
In fondo neanche lei voleva che quel momento finisse, stava bene così e se anche lui avesse ripreso a sculacciarla non le avrebbe dato per niente fastidio.
Rimasero in silenzio, in quella posizione per molti minuti, ma come tutte le cose belle, anche quel momento prima o poi doveva giungere al termine.
Noah le sollevò lentamente gli slip e le diede una pacca amichevole sul culetto di nuovo protetto.
Poi le sistemò il vestito e l’aiutò ad alzarsi.
Il volto di Artemis era leggermente arrossato per l’imbarazzo causato da tutte quelle sensazioni e Noah vedendola in quel modo non poté fare a meno di sorridere e darle un tenero bacio sulla fronte.

“Andiamo bimba.” disse infine.

La prese per mano e lei lo seguì standogli accanto, quasi appoggiandosi su di lui, come se quello che aveva provato stando sulle sue ginocchia l’avessero resa leggermente ubriaca.

“Grazie Noah. È stata una bellissima sculacciata.” sussurrò lungo il tragitto di ritorno.

Noah sorrise nuovamente e le accarezzò i capelli.

“Te l’avevo detto di fidarti.”
“Non pensavo che le sculacciate potessero essere anche piacevoli.”
“Riceverai una sculacciata così a ogni compleanno se vorrai.”
“Certo che lo voglio, anzi non vedo l’ora che sia l’anno prossimo per averne una in più.”


______________________________
N.D.J.
Mi scuso con i lettori se questa volta la storia è stata incentrata su un altro tipo di sculacciata, che per altro ha occupato solo una minima parte del racconto.
Però nella mia idea di spanking rientra anche il genere non punitivo.
Spero comunque che sia stato di vostro gradimento.



J

sabato 13 febbraio 2010

Un giorno di pioggia..


Il mercoledì pomeriggio può essere molto noioso se non hai la possibilità di distrarti e può esserlo ancora di più se fuori piove e il cielo è più grigio dell’asfalto che ricopre le strade della città.
Artemis guardava le auto che sfrecciavano sulla strada lontana ma che sembrava così vicina da poter toccare quelle macchine minuscole soltanto allungando una mano.
Si stava annoiando a morte,ma dopo tutto non poteva farci niente visto che era nel mezzo della sua settimana di punizione per quel 3 in chimica,se avesse sgarrato le settimane sarebbero sicuramente diventate 2 e sicuramente l’annuncio di questo aumento sarebbe stato tale e quale a quello del venerdì precedente,quando aveva confessato a Noah dell’insufficienza.
Questo significava che fino al lunedì successivo non avrebbe potuto guardare la tv,telefonare alle amiche e tantomeno uscire: in pratica poteva solo studiare per recuperare l’insufficienza al più presto.
Aveva promesso a se stessa che nonostante la noia fosse insopportabile non avrebbe disubbidito,non voleva peggiorare la sua situazione e,cosa più importante che le ricordava i suoi buoni propositi,aveva ancora il sedere dolorante.
I giorni precedenti li aveva passati costretta a letto a causa di un raffreddore che le aveva procurato un po’ di febbre e,nonostante la punizione,Noah si era dimostrato affettuoso e sempre a sua disposizione ma ora che stava meglio e non aveva più la febbre Artemis non sapeva proprio che fare per far passare il tempo.
Erano le 17:30 quando Noah rientrò dal lavoro e la salutò con un bacio sulla fronte.

“Ciao Artie. Come stai? Non ti è tornata la febbre vero?” chiese lui.
“Ciao Noah. No,oggi sto bene,niente febbre.” rispose lei sorridendo contenta di avere finalmente un po’ di compagnia.
“Ehi piccola,io ora devo uscire di nuovo.”
“Come mai?” chiese lei visibilmente rattristata.
“Devo andare a prendere qualcosa per la cena,non vorrai mica restare digiuna?”
“No..è vero.”
“Non preoccuparti,non starò via per molto e poi..OH NO!” pronunciò le ultime parole dandosi una manata sulla fronte.
“Che c’è Noah? Hai dimenticato qualcosa?”
“Si,oggi dovevo andare a sbrigare una faccenda di lavoro solo che non farò mai in tempo a fare anche la spesa,devo andare dall’altra parte della città.”

A quelle parole Artemis esitò un secondo e poi la sua mente venne attraversata di colpo da un’idea..forse non tutto era perduto.

“E se andassi io a fare la spesa?” azzardò lei.
“Tu?” chiese Noah perplesso e dopo averci pensato qualche secondo “A parte che sei in punizione,ma per una cosa come questa potrei passarci sopra..ragazzina,vorrei ricordarti che sei appena guarita e fuori fa un freddo tremendo.”
“Mi coprirò bene,te lo prometto e poi ha anche smesso di piovere e la strada non è molta.”
“Mh..credo di non avere altra scelta. Mi raccomando,copriti non bene,di più. Fai la spesa e torna subito a casa. Niente fermate supplementari,sei comunque in punizione e portati un ombrello che non si sa mai,non vorrei ti tornasse la febbre.”
“Tranquillo” rispose lei raggiante “farò in fretta e mi coprirò meglio che posso.”
“Ok,allora ci vediamo più tardi. Io ora devo scappare altrimenti non faccio più in tempo.”
“Va bene. Grazie Noah,a dopo!” lo salutò lei stampandogli un bacio sulla guancia e correndo in camera a prepararsi.

Doveva andare solo al supermercato vicino a casa a comprare un paio di cose ma dopo quei giorni confinata in casa le sembrava di dover andare ad un evento importantissimo.
Si coprì al meglio,prese in mano l’ombrello e guardò fuori dalla finestra.
‘Non sembra che debba piovere di nuovo,per nemmeno 20 minuti il tempo reggerà.’ disse tra se come per convincersene,rimise a posto l’ombrello e uscì di casa canticchiando.
Ora il mondo aveva un colore un po’ più vivo.
Dopo 20 minuti uscì dal supermercato con in mano la borsa della spesa,l’aria si stava facendo più fredda dopo il tramonto e il cielo era sempre più grigio.
Artemis sapeva bene che sarebbe dovuta tornare subito a casa ma pensò che un salto veloce a quel negozietto che le piaceva tanto un paio di vie più in la non avrebbe creato problemi,anche perché Noah non l’avrebbe mai saputo.
Così si avviò verso la sua trasgressione incurante del fatto che il cielo si era fatto veramente minaccioso e lei era senza ombrello.
Mezzora più tardi tra un accessorio e l’altro,Artemis alzò lo sguardo e osservò attraverso la vetrina del negozio e si rese conto con orrore che aveva cominciato a piovere,poi guardando l’orologio capì di essere pure in ritardo.
Le gocce cadevano sempre più insistenti e la ragazza capì che a nulla sarebbe servito aspettare che smettesse e poi in quel modo avrebbe tardato ancora di più.
Quindi usci in fretta dal negozio e cercò di correre fino a casa ingombrata dalla borsa della spesa.
Sperava di arrivare prima di Noah in modo da potersi infilare sotto la doccia e cambiarsi mascherando il danno che aveva combinato,ma quando entrò in casa tutta bagnata e senza più fiato lo trovò ad aspettarla proprio vicino alla porta.

“Ma bene.” esordì lui calmo.
“No..Noah..ti posso spiegare..davvero..”
“Certo che mi spiegherai. Mi spiegherai perché ci hai messo tanto tempo per comprare 2 cose. Mi spiegherai perché sei tutta bagnata quando ti avevo detto di portarti dietro un ombrello. E mi spiegherai anche dove sei stata pur sapendo che eri in punizione.”
“Scusa Noah! Davvero,mi dispiace tanto..è solo che credevo che il tempo reggesse e..”
“Sei un’incosciente. Ti rendi conto che sei appena guarita?”
“Scusa..” disse lei con un filo di voce e una lacrima che le solcava la guancia sinistra.
“Guarda..spera per te che non ti torni la febbre altrimenti piangerai per un motivo serio.”

Detto questo prese il sacchetto della spesa e voltandole le spalle si apprestò a ritirarne il contenuto.
Artemis non poteva sopportare questo suo ignorarla,la rendeva triste.

“Noah..” disse spuntando con la testa in cucina.
“Che c’è?” rispose lui freddo.
“Mi dispiace averti disubbidito.”
“Certo,ti dispiace sempre dopo che mi hai fatto preoccupare.”

A quelle parole la ragazza scoppiò in lacrime,stava male a sentirsi trattare con freddezza dalla persona a cui teneva di più in assoluto.
Noah dal canto suo dovette cedere,non poteva vederla piangere senza che qualcosa gli si muovesse dentro.
Le si avvicinò in silenzio e le scostò affettuosamente una ciocca di folti ricci neri dal volto.

“Vai a farti una doccia calda ora,mettiti dei vestiti asciutti e vai in camera tua a riflettere bene su quello che hai fatto. Ti raggiungerò tra poco.” le disse dolcemente.
“Mi punirai?” chiese Artemis con la voce rotta dal pianto.

Aveva il corpo di una donna ma in quelle situazioni sembrava sempre tornare bambina.

“Puoi giurarci,Artie,ma lo faccio per te. Perché impari a rispettare le regole..e perché mi hai fatto preoccupare sul serio.”

La ragazza tornò in camera avvolta nell’asciugamano dopo la doccia,un po’ di calore le aveva fatto bene,ma sentiva che le stava tornando la febbre e questo la rese più triste perché significava che Noah si sarebbe arrabbiato ancora di più.
Si infilò il pigiama e si sedette sul letto,sapeva che non avrebbe dovuto aspettare molto.
Poco dopo,infatti,Noah la raggiunse e si sedette a fianco a lei.

“Perché devi sempre farmi preoccupare?” le chiese dolcemente. “Mi costringi a punirti ogni volta anche quando potresti evitarle e lo sai che a me dispiace vederti piangere,però sai anche che lo faccio perché è necessario che tu capisca come ci si comporta. Hai idea di che spavento mi sono preso quando sono tornato e non ti ho vista in casa? Dovevi già essere tornata da un pezzo,stavo per chiamare la polizia.”

Artemis tenne lo sguardo basso per tutto il tempo,era pienamente cosciente dei suoi errori e pensare di averlo fatto preoccupare la faceva sentire tremendamente in colpa.
Noah,che non era certo stupido,aveva capito benissimo lo stato d’animo della ragazza,così allungò una mano e le scostò i capelli dal volto per accarezzarla.

“Ma tu scotti.” disse preoccupato.
“Ma no..sto bene..davvero.”

Noah la prese dolcemente per le spalle e l’attirò a se abbracciandola.

“Non avrei dovuto lasciarti uscire,lo sapevo che ti saresti ammalata di nuovo.” e poi con voce un po’ più dura aggiunse “Ma in ogni caso anche tu avresti dovuto ubbidirmi invece di stare in giro,se l’avessi fatto non avresti preso tutta quell’acqua.”

La fece stendere sulle sue ginocchia e Artemis si lasciò guidare senza opporre particolare resistenza mentre i suoi pantaloncini del pigiama scendevano verso le caviglie.
Noah cominciò a sculacciarla prima lentamente,lasciava qualche secondo tra un colpo e l’altro in modo che potessero bruciare il più possibile uno per uno,poi aumentò il ritmo fino a colpirla in modo un po’ più leggero ma con colpi molto ravvicinati.
Artemis cominciò presto ad agitarsi e supplicare e,quando lui infilò le dita nell’elastico degli slip per abbassarli,tentò di fermarlo con una mano che Noah le bloccò prontamente dietro la schiena.

“Se continui così mi farai perdere la pazienza.” disse Noah in tono calmo ma deciso.
“Ti prego Noah,mi vergogno..e mi fa già molto male.”
“Te la sei cercata tu,la prossima volta penserai alle conseguenze prima di disubbidirmi una’altra volta.”

Senza darle il tempo di replicare ricominciò a sculacciarla con rapidità.

“Ahi..ahi..basta..ahi..mi fai male..!”

Noah pur non essendo insensibile alle suppliche della ragazza cercò di ignorarla e andare avanti.

“Scusa..ahi..non lo farò mai più..ahi..lo giuro..mi dispiace..ahi..”

Il ragazzo si fermò.

“Promettimi che non mi farai mai più prendere uno spavento del genere.”
“Si..te lo prometto..”
“Bene. Cerca di ricordarti questa promessa,perché io non me la dimenticherò e se mi farai preoccupare di nuovo così tanto puoi stare certa che prenderò la cinghia e te la imprimerò a fuoco sul culetto,così non la dimenticherai. E potrai scordarti che sarò di nuovo clemente se ti farai tornare la febbre per una stupidata del genere..oggi avresti meritato come minimo di prenderle con la spazzola.”
“Scusa..” rispose Artemis scoppiando di nuovo a piangere.

Noah l’aiutò ad alzarsi fino ad averla seduta sulle proprie ginocchia,l’abbracciò dolcemente e aspettò che finisse di piangere.

“Ehi,piccola,va tutto bene. È tutto perdonato.”
“Sono stata una stupida..”
“No,mi hai solo disubbidito,ma questo non fa di te una stupida,ok?”

Artemis annuì.

“Come ti senti? Sei ancora calda.” disse Noah appoggiandole una mano sulla fronte.
“Così così..sono un po’ stanca.” rispose lei che in effetti cominciava a non sentirsi troppo bene.
“Mettiti sotto le coperte,ti porto qualcosa per abbassare la temperatura e poi ti preparo qualcosa da mangiare. Tu cerca di riposarti e stare al caldo,se hai bisogno chiamami.”

Detto questo Noah si alzò dal letto e si diresse verso la porta della camera ma fu fermato dalla voce della ragazza.

“Aspetta.”
“Che c’è,Artie?”
“Sono di nuovo in punizione,vero?” disse tristemente.

Noah sorrise.

“Se me l’avessi chiesto prima,ti avrei lasciata in casa per un mese probabilmente. Ma ero molto arrabbiato. No,non ti aumenterò la punizione,mi sembra che tu abbia già capito,finirai di scontare la tua settimana di punizione e poi sarai libera,ma voglio che prima di uscire di nuovo tu guarisca completamente,non voglio un’altra ricaduta..e penso nemmeno tu. Ok?”
“Va bene.”

Il ragazzo aprì la porta per uscire ma fu bloccato di nuovo.

“Noah..”
“Dimmi.”
“Grazie per la punizione. Ti voglio bene.”
“Anche io ti voglio bene,piccola..e lo sai che ti punisco solo per il tuo bene.” rispose avvicinandosi e dandole un bacio sulla fronte. “Ora dormi piccola peste.”


J

martedì 2 febbraio 2010

Una sculacciata per Artemis

Era una bella ragazza,formosa ma senza esagerazione e armoniosa nei movimenti.
Una Venere perfetta.
Gli occhi verde smeraldo e i lunghi capelli corvini che con i loro ricci perfetti cadevano capricciosamente sulle sue spalle la facevano sembrare davvero una dea.

‘È raro trovare una persona che sappia sfoggiare in modo naturale tutta quella bellezza’ era il pensiero di Noah mentre osservava la ragazza entrare in casa e sistemare le scarpe da ginnastica vicino alla porta.
Ma no!
Quella volta non poteva farsi distrarre dal portamento ipnotizzante di Artemis..Noah era molto in collera con lei.

“Ehi,ciao Noah,sono a casa!” salutò lei dolcemente,stampandogli un bacio sulla guancia con tutta l’allegria che può metterci una ragazzina di 16 anni.

Il ragazzo ebbe un secondo di imbarazzo per quel saluto così caloroso e stava addirittura per dimenticarsi del perché era arrabbiato con lei,ma si ricompose subito sistemandosi il nodo della cravatta e facendosi serio.

“Ciao Artie.” Salutò lui cercando di risultare un po’ distaccato.

“Noah..ma che hai? È successo qualcosa?”

“Credo che questa domanda la dovrei fare io a te. C’è forse qualcosa? Qualcosa che dovrei sapere e che non mi hai detto?”

Artemis deglutì,probabilmente era stata scoperta e sapeva che se Noah era arrabbiato per quello non l’avrebbe passata liscia.
Decise comunque di restare sulla difensiva.

“Ehm..non saprei,anzi..non credo..come mai?”

A quelle parole Noah capì che non aveva altra scelta che usare la linea dura anche se gli dispiaceva,in fondo voleva molto bene a quella ragazzina testarda.
Con un dito si sistemò gli occhiali sul naso.
Era un gesto che faceva spesso e lo faceva sembrare più vecchio di quello che in realtà era.
Noah per quanto ben prestante e serio potesse essere aveva solo 27 anni e sulle sue spalle gravava la tutela della giovane Artemis.

“Bene signorina,allora ti racconto una cosa che mi è successa oggi che magari ti rinfrescherà le idee. Siediti.” Le disse indicandole il divano.

Artemis obbedì senza fiatare,capiva che la situazione era grave e non voleva peggiorarla.

“Questa mattina ero in ufficio e ad un certo punto mi passano una telefonata..sai chi era?”

La ragazza scosse lievemente la testa e rimase a fissarlo sempre più preoccupata mentre passeggiava avanti e indietro di fronte a lei.
Noah dal canto suo si sentiva come un leone in gabbia.
Era furioso,avrebbe voluto arrivare subito al dunque,ma sapeva che non era possibile,doveva far capire ad Artemis perché quello che aveva fatto era sbagliato e non era per niente facile,in oltre lei sembrava non voler collaborare e ammettere i suoi errori e questo lo mandava in collera ancora di più.
Fece un lungo respiro per mantenere la calma.

“Ok,te lo dico io chi era: il preside della tua scuola. E sai cosa voleva? Ne hai una vaga idea per caso?”

Artemis sbiancò di colpo alla parola PRESIDE: era stata scoperta,non c’erano più dubbi.
Scosse di nuovo la testa e le si inumidirono gli occhi,era nei guai..in guai enormi.
Noah era al limite,ne era sicuro,non sapeva per quanto ancora sarebbe riuscito a mantenere la calma,ma si sforzò comunque costringendosi a non urlare.
“Ne sei PROPRIO sicura? Davvero non te lo immagini,Artie? Guarda che se non confessi di tua spontanea volontà sarà solo peggio per te.”

Lei lo guardò supplichevole,stava per scoppiare in lacrime,ma non sarebbe servito a niente.
Più lo guardava e più si chiedeva perché il destino crudele l’avesse messa in mano a quel bellissimo quanto severissimo ragazzo.
Si chiedeva perché non poteva in quel momento andare da lui e abbracciarlo come era solita fare,accarezzare i suoi capelli castani e guardarlo in quegli occhi azzurri che tanto la affascinavano.
Si chiedeva quanto fosse stupida ad averlo fatto arrabbiare di nuovo.

“Scusa!” disse alzandosi con foga e scoppiando a piangere “Scusa,Noah! Io non volevo farlo..non volevo! Però mi ero tanto data da fare per qual compito in classe,eppure mi sembrava di non sapere proprio niente..io non so cosa mi è preso,Noah..scusami!”

“Ok,Artie..ora calmati per favore.” Disse lui avvicinandosi un po’ spiazzato da quella reazione.

Le scostò i capelli dal viso,le sollevò il mento in modo che potesse guardarlo negli occhi e le parlò dolcemente.

“Artie,oggi hai fatto una cosa davvero stupida,lo sai?”

Lei mosse la testa in cenno di assenso.

“Bene e ora dimmi,perché non mi hai detto che non ti sentivi pronta per il compito? Ti avrei potuto aiutare a prepararti meglio,quindi perché non mi hai detto nulla?”

“Io..non lo so..sob..mi vergognavo..”

“E perché mai avresti dovuto vergognarti di chiedere aiuto,testona che non sei altro?”

Artemis ricominciò a piangere.

“Hai fatto una cosa stupida e per di più per uno stupido motivo,per questo meriti una punizione,piccola.” Sentenziò Noah.

Detto questo si sedette sul divano.

“Vieni qui.” Fu il suo ordine perentorio.

“Oh Noah..ti prego non farlo..” lo supplicò lei.

“Invece sì che lo farò signorina!” Noah cominciava a perdere del tutto la pazienza “Meriti una punizione per quello che hai fatto,quindi ora vieni qui e non farmelo più ripetere.”

“No..non puoi farmi questo!” cercò di protestare lei indietreggiando.

“Oh,ti sbagli ragazzina,posso eccome!” disse alzandosi e scattando verso di lei.

Noah la afferrò per un braccio e la riportò verso il divano caricandosela di traverso sulle ginocchia.

“NOOO! Noah ti prego!” gridava lei in lacrime,ma sapeva di non avere via di scampo.

“Questa è l’ultima che combini,ragazzina! Farò in modo che tu ti comporti bene,te lo giuro,dovessi finirmi le mani!” disse mentre le sollevava la gonna e cominciava a colpirla energicamente.

Artemis si agitò e scalciò continuando a gridare sempre più forte,specialmente nel momento in cui Noah le abbassò le mutandine.

“N..Noah..! Fermo! No,ti prego..non così..mi vergogno troppo!”

“Ah,ti vergogni eh? Non è un po’ tardi per vergognarsi? Dovresti vergognarti per come ti sei comportata,se tu ci avessi pensato bene a quest’ora non ti ritroveresti qui a piangere e scalciare e io non dovrei sculacciarti come una bambina!”

Le sculacciate cadevano senza sosta sul culetto della ragazza che continuava a piangere e dimenarsi.
Noah andò avanti a lungo nonostante le proteste di Artemis e continuò finché non gli fece troppo male la mano per continuare.

“Scusa scusa,mi dispiace davvero,Noah.” riuscì a dire la ragazza tra i singhiozzi.

“Lo so,Artie. Lo so.” rispose lui mentre le accarezzava dolcemente il culetto che ormai era diventato notevolmente rosso.

Continuò ad accarezzarla finché non la sentì più calma e lei non smise di piangere,poi la fece alzare e l’attirò a se abbracciandola.

“Allora,Artie,mi prometti che non lo farai mai più?”

“Si..sigh..te lo prometto.”

“E la prossima volta se hai qualunque difficoltà vieni da me,troveremo una soluzione.”

“Va bene,Noah..scusa.”

“Non preoccuparti,sei stata punita e perdonata. È tutto a posto piccola,ma sappi che se dovessi rifarlo sarò molto più severo,in confronto la sculacciata di oggi ti sembrerà una cosa da niente,questo è poco ma sicuro.”

Artemis annuì tirando su col naso proprio come una bambina.
Rimasero abbracciati per molto tempo,in fondo a Noah dispiaceva dover punire la sua piccola Artie,anche se sculacciarla gli procurava sempre una piacevole morsa al basso ventre e un’eccitazione non indifferente.
In ogni caso alla fine adorava stringerla tra le braccia e coccolarla e a quanto pare anche alla ragazzina non dispiaceva farsi consolare in quel modo.
Dopo quella punizione sicuramente si sarebbe comportata bene......fino alla prossima bravata!

J